By Alessandro Pennesi
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La fusione tra tecnologia avanzata e biomateriali sostenibili sta aprendo nuove strade nel campo della medicina e del design, ridefinendo ciò che significa davvero guarire.
courtesy Arianna Pezzano
Esiste un progetto che immagina di poter trasformare la perdita in forza, di convertire uno dei segni più visibili della lotta contro il cancro in un simbolo di rinascita e guarigione.
BioProsthesis promette proprio questo: cambiare il modo in cui pensiamo alle protesi per le pazienti affette da cancro al seno.
Utilizzando i capelli persi durante la chemioterapia, questo innovativo approccio offre una soluzione personalizzata e biocompatibile, oltre ad offrire un potente strumento di recupero psicologico.
L’intuizione porta la firma di Arianna Pezzano, laureata al Central Saint Martins College of the University of the Arts London proprio con BioProsthesis. La visione di Pezzano non è solo quella di migliorare le protesi dal punto di vista tecnico, ma anche di fornire un supporto psicologico significativo attraverso l'uso di materiali personali e familiari.
courtesy Arianna Pezzano
Un approccio empatico alla perdita dei capelli
Durante la chemioterapia la perdita dei capelli è uno degli effetti collaterali più visibili e immediati che colpiscono i pazienti oncologici, indipendentemente dal genere. Questa perdita non è solo un segno esteriore della malattia, ma rappresenta un cambiamento che può avere un impatto profondo sulla psiche del paziente. La perdita dei capelli può influenzare l'autostima, l'identità personale e la percezione di sé, portando a sentimenti di vulnerabilità e perdita del controllo. Studi scientifici hanno dimostrato che l'alopecia indotta dalla chemioterapia è associata a un aumento dei livelli di stress, ansia e depressione nei pazienti, rendendo ancora più difficile il percorso di guarigione. BioProsthesis affronta questa sfida raccogliendo i capelli persi durante il trattamento e facendone tesoro per estrarre la cheratina, una proteina fibrosa che costituisce la struttura principale dei capelli.
courtesy Arianna Pezzano
Il processo di creazione delle protesi BioProsthesis
Concentrandosi sulla patologia oncologica del seno, utilizzando la cheratina come materiale principale, Arianna Pezzano con il suo lungimirante progetto è stata capace di produrre protesi su misura che rispondono alle preferenze e alle esigenze specifiche di ogni paziente. Questo processo permette alle pazienti di recuperare un senso di completezza, poiché la protesi simbolicamente riunisce i capelli persi con il corpo, facilitando l'accettazione e la guarigione psicologica.
courtesy Arianna Pezzano
BioProsthesis e la tecnologia biomimetica avanzata
Per garantire che la protesi sia leggera e confortevole, il capezzolo viene ricostruito attraverso l'elettrofilatura, un processo che utilizza una carica elettrica per produrre fibre estremamente sottili da una soluzione polimerica. Durante questo processo – ampiamente utilizzato nelle applicazioni mediche come l'ingegneria tissutale – la soluzione di cheratina viene inserita in una siringa collegata a un elettrodo ad alta tensione. Quando la tensione viene applicata, la soluzione viene estratta in fibre sottili che si depositano su una superficie collettrice, formando una rete fibrosa. Grazie alle caratteristiche delle fibre prodotte questo processo riesce a garantire un alto rapporto superficie-volume, porosità e allineamento strutturale, requisiti ideali e pressoché fondamentali per la creazione di protesi leggere e biocompatibili. La protesi parziale o totale del seno viene quindi modellata seguendo un processo biomimetico, ovvero un approccio che imita le strutture e i processi biologici naturali nello sviluppo di nuovi materiali e tecnologie. Nel caso di BioProsthesis per ottenere mobilità e sensazioni autentiche, viene considerata la morfologia di un seno reale; questo significa che la struttura interna della protesi è progettata per imitare le caratteristiche fisiche e funzionali del tessuto mammario naturale, migliorando così il comfort e la naturalezza della protesi stessa.
courtesy Arianna Pezzano
Innovazione, sostenibilità con BioProsthesis
L’aspetto progettualmente affascinante di BioProsthesis sta nel suo approccio circolare totale, sia a livello etico che a livello empatico: apre una nuova prospettiva sui biomateriali evitando lo sfruttamento di altri organismi viventi, promuovendo l’uso della cheratina umana come soluzione biocompatibile; e attinge dal corpo malato per restituirne la guarigione, seguendo una linea di pensiero che commuove per la connessione emotiva. Il progetto rappresenta inoltre un esempio di come la collaborazione tra scienza, ingegneria e design possa portare a innovazioni significative nel campo medico. La speranza è che questo prototipo possa essere sviluppato ulteriormente, fino a ottenere una protesi di grado medico che possa essere impiantata chirurgicamente, offrendo una soluzione più permanente.
courtesy Arianna Pezzano
Il futuro di BioProsthesis
BioProsthesis sta già facendo parlare di sé per la sua capacità di trasformare un elemento di perdita in un simbolo di rinascita. Le protesi, che possono essere realizzate in un’ampia varietà di tonalità che ricalcano quelle della pelle, offrono un livello di personalizzazione senza precedenti, permettendo alle pazienti di sentirsi a proprio agio con il loro aspetto.
Con BioProsthesis, il futuro delle protesi si prospetta non solo più personalizzato e umano, ma anche più sostenibile e rispettoso dell'ambiente. Questo progetto dimostra che l'innovazione può nascere direttamente dal nostro corpo e migliorare la qualità della vita. L'aspirazione è che la pratica futura possa fungere da ponte efficace tra conoscenza e bisogni, esplorando biomateriali, tecnologie innovative e aspetti del design per creare soluzioni a beneficio della società.
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