top of page

RiceHouse: IL RISO DIVENTA CASA.

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 31 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

By Anna Galluccio, Matteo Volpari, Xu Zhejun


C'è una poesia nascosta nel modo in cui RiceHouse trasforma ciò che la terra scarta in ciò che ci protegge e ci accoglie. Paglia, lolla, pula: scarti che per secoli sono stati bruciati o lasciati a marcire nei campi, oggi diventano muri, tetti, finiture. È una rivoluzione silenziosa quella portata avanti da Tiziana Monterisi e Alessio Colombo, fondatori di questa realtà italiana che ha fatto della circolarità non uno slogan, ma una pratica quotidiana.


Materiali da costruzione sostenibili prodotti da RiceHouse, realizzati con scarti di riso

Courtesy: RiceHouse


RiceHouse: origini e visione.

Il genio di RiceHouse sta nell'aver guardato ai residui della lavorazione del riso come a una risorsa preziosa. Quella paglia che i contadini della pianura padana accumulavano in cumuli dopo il raccolto, oggi diventa il cuore di pannelli isolanti che regalano alle case un comfort termico e acustico naturale. La lolla, quel guscio leggero che avvolge il chicco di riso, si trasforma in intonaci traspiranti che respirano con l'ambiente.

C'è qualcosa di profondamente italiano in questo approccio: la capacità di unire tradizione contadina e innovazione tecnologica, senza perdere di vista né l'estetica né la funzionalità. I prodotti RiceHouse non sono semplicemente "ecologici" - sono belli, funzionano bene, e raccontano una storia. Quella di un Paese che sa reinventarsi partendo dalle sue radici.


RiceHouse RH50: caldo d'inverno, fresco d'estate.

Prendiamo il pannello RH50: il 92% è fibra di paglia di riso, il resto sono leganti naturali. Sembra semplice, eppure le sue prestazioni sorprendono anche i tecnici più scettici. Isola dal freddo e dal caldo meglio di molti materiali sintetici, assorbe i rumori fino al 90%, regola l'umidità prevenendo muffe e condense. E mentre lo fa, continua a fare ciò che la paglia ha sempre fatto: immagazzinare carbonio, invece di emetterlo.

Case LH a Novara, le Torri RISOrsa a Milano, il quartiere Sironi a Galbiate: questi progetti dimostrano che non si tratta di utopie ambientaliste, ma di soluzioni concrete che stanno già cambiando il volto delle nostre città. Case che respirano, scuole silenziose, uffici dove l'aria è davvero pulita.


Pannelli isolanti RiceHouse composti da paglia di riso, utilizzati in progetti di edilizia ecologica.

Courtesy: RiceHouse

La stampa 3D che sa di risaia.

Forse la vera magia sta nella miscela RH400-3D, dove la tecnologia più avanzata sposa la materia più umile. Stampare case con la paglia di riso sembrava utopia fino a pochi anni fa. Oggi è realtà: a Francoforte con "The House of Dust", alla Triennale di Milano, nella prototipo GAIA in Emilia-Romagna. Sono strutture che nascono da una stampante ma hanno l'anima dei campi, capaci di regalare comfort termico senza bisogno di condizionatori.


Processo di stampa 3D con miscela RH400-3D di RiceHouse, per la costruzione di case con paglia di riso

Courtesy: RiceHouse

Non solo materiali, ma una filosofia.

Quello che colpisce di RiceHouse è la coerenza. Non si limitano a produrre materiali sostenibili: hanno reinventato l'intero processo. Dalla raccolta degli scarti nelle risaie al design dei prodotti, fino alla possibilità di riciclare tutto nuovamente a fine vita. È un circolo virtuoso che ricorda i tempi in cui nulla si spreca, quando i nostri nonni usavano tutto ciò che la terra offriva.

In un'epoca di crisi climatica e di prezzi dell'energia alle stelle, queste soluzioni non sono più solo una scelta etica, ma una necessità economica. Case che costano meno da riscaldare, materiali che non ci avvelenano, cantieri che non producono montagne di rifiuti.


Esempio di edificio realizzato con materiali RiceHouse, che integra innovazione e sostenibilità.

Courtesy: RiceHouse

La lezione di RiceHouse.

Forse il merito più grande di questa azienda è aver dimostrato che la sostenibilità non è una rinuncia, ma un arricchimento. Che si può costruire meglio, spendendo meno (in termini economici e ambientali), e vivendo in spazi più sani. Che il futuro dell'architettura potrebbe nascondersi proprio in ciò che per secoli abbiamo considerato scarto.

Mentre i grandi del settore discutono di transizione ecologica, in quel di Biella c'è già chi l'ha fatta, semplicemente guardando alla terra con occhi nuovi. E costruendo, letteralmente, dal basso.

Commenti


bottom of page