by Federica Granata
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Parlare di Milano e non pensare al design è come parlare di Dante senza pensare alla Commedia; della maionese senza pensare al ketchup; e dei Queen senza pensare a Freddie Mercury. Sono elementi inseparabili e naturalmente connessi.
Proprio la grande metropoli, estremamente poliedrica e inclusiva, accoglie artisti di successo che lasciano le loro tracce nel colorato mondo del design, e tra questi non passa certo inosservata Serena Confalonieri.
Designer e art director, Serena debutta nel 2013 alla Milano Design Week con il tappeto Flamingo per poi tessere collaborazioni con importanti aziende italiane e internazionali.
In poco tempo riesce ad attirare l'interesse di importanti testate giornalistiche di tutto il mondo: The New York Times, Wallpaper, Interni, Ottagono.
Vanta premi come le Menzioni d’onore agli Young&Design Awards 2014 e ai German Design Awards 2016, e i suoi lavori sono stati esposti in luoghi istituzionali del design come La Triennale di Milano e la Galleria di Rossana Orlandi.
Ma come può una così giovane artista riuscire in una carriera tanto fortunata? Immaginando una stanza ideale, colori e materiali da abbinare e le persone a cui questi potrebbero piacere. Ma prima di tutto, Serena pensa a qualcosa che potrebbe piacere a lei e che sarebbe felice di avere nella sua casa.
Serena fa dei viaggi un'ispirazione, come la passione per il tessile, la curiosità per le culture tribali e i segni ancestrali.
Abbiamo incontrato Serena Confalonieri per comprendere meglio il suo mondo e la sua passione per il design.
I tuoi progetti, di arredo e tessili, sono spesso realizzati in collaborazione con aziende italiane e internazionali. Come è nata questa serie di collaborazioni e come continua a esistere oggi?
Con alcune, soprattutto all’inizio, sono stata io a bussare alle loro porte, per proporre progetti e prodotti. Dopo le prime collaborazioni e i primi riscontri da parte di pubblico e addetti ai lavori, alcune aziende invece hanno iniziato a cercarmi direttamente.
Il mio linguaggio stilistico ha un’estetica molto identitaria e riconoscibile, ma il mio obiettivo è sempre quello di immergermi nell’universo del cliente per riuscire a cogliere gli aspetti più specifici del brand e della produzione e dare al progetto che propongo un reale valore.
Quando il connubio tra la creatività e le necessità dell’azienda risulta vincente, di solito scaturiscono collaborazioni stimolanti e di lunga durata. Personalmente cerco quanto più possibile di dare continuità al mio lavoro con le aziende, in modo da creare un vero e proprio percorso insieme a loro.
Hai descritto le tue opere come una via di mezzo tra graphic design e prodotto. In che modo lo sono?
Nel mio modo di progettare c’è sempre un approccio molto grafico, basato su linee, pieni e vuoti, segni che cercano un bilanciamento e un equilibrio. Mi trovo particolarmente a mio agio su progetti con una forte valenza decorativa, credo siano quelli dove riesco ad esprimere meglio la mia creatività. E’ proprio nella definizione dell’impianto decorativo che ragiono in maniera grafica e geometrica, utilizzando pattern e richiami antropomorfi e zoomorfi. Il modus operandi è lo stesso, sia che si tratti di oggetti tridimensionali che di superfici piane.
In Italia le tue creazioni sono molto apprezzate e richieste. Come viene percepita la tua arte, invece, all'estero? Che accoglienza ha ricevuto?
Decisamente bene, sia in Europa che nel resto del mondo. In particolar modo le ultime autoproduzioni – i bicchieri Calypso, i vasi Arabesque e i vasi Caleido – sono state e sono esposte all’interno di gallerie e mostre internazionali. Allo stesso modo, anche in un’ottica commerciale, devo dire che le autoproduzioni hanno avuto un ottimo riscontro fuori dall’Italia. E’ una cosa che mi fa molto piacere, ricevere un riscontro positivo su scala così vasta su dei lavori che sento particolarmente miei!
Con i tuoi progetti hai vinto importanti premi italiani e non (Young&Design Award 2014 e German Design Award 2016); le tue opere sono state esposte in significative location come La Triennale di Milano e la Galleria Orlandi. Come hanno influito queste esperienze nella tua creazione artistica?
Sono delle belle conferme che ti fanno capire che la direzione è giusta e ti spingono ad andare avanti.
Parlando del tuo ultimo progetto, Quadra, come nasce? Da cosa deriva l’idea di una scacchiera colorata e perché si è scelto di operare nel quartiere Quarto Oggiaro?
Più che una scacchiera è un foglio di carta a quadretti, come nei quaderni dei bambini. Il progetto si ispira ad un concept didattico ma anche ludico, proponendo una suddivisione grafica del piazzale di 600mq attraverso una griglia, simile a quella dei fogli dei quaderni a quadretti, da cui il titolo dell’opera!
Quadra si inserisce nelle attività di riqualificazione dell’ex parcheggio di Via Val Lagarina, nel quartiere di Quarto Oggiaro, all’interno dell’iniziativa Piazze Aperte promossa dal Comune di Milano.
L’attività si è svolta in collaborazione con i volontari dell’associazione WAU!Milano e con gli studenti dell’Istituto scolastico antistante I.C.S. “Via Val Lagarina”. L’obiettivo era dar vita ad un luogo ricreativo, uno spazio di gioco e di aggregazione aperto a tutti, valorizzando le aree preesistenti e favorendo una nuova fruizione da parte dei cittadini.
La griglia a quadretti griglia è stata decorata partendo da colori primari e decori geometrici, quelli che i bambini imparano per primi e che disegnano a scuola nelle pagine dei loro quaderni.
Il layout di Quadra è stato dipinto in prima persona da studenti e volontari in occasione del lancio dell’iniziativa, l’8 maggio 2021.
Una singolare collezione, nata durante il periodo del lockdown, è Calypso: un progetto che tratta della reclusione forzata e della conseguente profonda riflessione che ne è scaturita. Descrivici l’iter progettuale che ti ha portato alla sua creazione?
Calypso nasce dalla necessità di un momento di evasione e di leggerezza, almeno mentale, durante il lockdown: sognare di bere da fiori esotici su una spiaggia tropicale, anche in un momento in cui il viaggio e lo svago sembrano impossibili. La collezione si ispira alle forme floreali dell’Art Nouveau: colorate con una palette che sfuma in delicate trasparenze, suggerendo una mise en place che rimanda al mondo della natura.
Ph credits: ritratto di Serena Confalonieri di Monica Spezia; foto di Calypso Collection di Andrea Agrati; scatto del progetto Quadra di Alice Mantovani.
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